Negli anni alla complessità nella rendicontazione di informazioni finanziarie si è affiancata la necessità di comunicare informazioni di carattere non strettamente economico. E’ infatti noto come la creazione del valore di un’azienda sia determinata dalla combinazione di asset fisici e finanziari e di asset intangibili. Da qui l’esigenza di rendicontare anche gli asset intangibili dando evidenza degli impegni presi dalle imprese in campo sociale, ambientale e di governance (triple bottom line).
Prende il nome di triple bottom line il modo in cui un’impresa si rapporta e rendiconta i propri comportamenti e/o impatti in campo economico, ambientale e sociale.
Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici applicabili, ma anche andare al di là investendo “di più” nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate. L’esperienza acquisita con gli investimenti in tecnologie e prassi commerciali ecologicamente responsabili suggerisce che, andando oltre gli obblighi previsti dalla legislazione, le imprese possono aumentare la propria competitività. L’applicazione di norme sociali che superano gli obblighi giuridici fondamentali, ad esempio nel settore della formazione, delle condizioni di lavoro o dei rapporti tra la direzione e il personale, può avere dal canto suo un impatto diretto sulla produttività. Si apre in tal modo una strada che consente di gestire il cambiamento e di conciliare lo sviluppo sociale e una maggiore competitività.
Nell’ultimo lustro si è affacciato nel mondo della reportistica aziendale il report integrato. Il report o meglio, reporting integrato, si configura come una pratica manageriale che prevede l’integrazione della rendicontazione finanziaria e della rendicontazione di sostenibilità in un unico processo, al fine di dimostrare la relazione tra la performance finanziaria e quella non finanziaria e come questa interdipendenza possa creare valore per l’azienda e per gli stakeholder.
Attualmente la redazione del report integrato risulta obbligatoria solo per le società quotate del Sud Africa, ma sono numerose le iniziative a livello internazionale che “spingono” per l’adozione di questa forma di reporting da parte delle organizzazioni, tra cui non ultima la Direttiva 2014/95/UE che riguarda la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario al fine di raggiungere la trasparenza delle grandi aziende sugli aspetti sociali e ambientali. La proposta impone alle imprese, di pubblicare una dichiarazione nella relazione di gestione comprendente almeno le informazioni essenziali in materia ambientale e sociale, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione attiva e passiva. Per ognuno di questi aspetti, la dichiarazione dovrà includere una descrizione: delle politiche seguite, dei risultati ottenuti e dei rischi connessi (viene fatto agli stati membri di recepire la direttiva entro e non oltre il 6 dicembre 2016).