Trattando di strategie di sostenibilità, a volte si possono dare per scontati alcuni termini che provengono dalla componente scientifica dei nostri studi e che sono, al pari dei temi economico finanziari, alla base del nostro lavoro, salvo poi accorgersi che per i non “addetti ai lavori” rappresentano ancora concetti piuttosto nebulosi e non internalizzati. Questo non solo non agevola lo sviluppo delle strategie, ma può comportare delle sfocature pericolose. Talvolta è quindi opportuno lasciare per un secondo gli indicatori di sostenibilità di seconda generazione, l’eROI, le analisi avanzate e l’integrated thinking e ritornare a parlare dei fondamentali.
Perché è importante la resilienza?
La resilienza è la capacità di un sistema, sia esso un individuo, una foresta, una città o un’economia , di affrontare i cambiamenti e continuare a svilupparsi. Si tratta della capacità di utilizzare gli shock e i segnali di disturbo (potrebbero essere una crisi finanziaria se parliamo di un sistema economico o i cambiamenti climatici se pensiamo al sistema terra), per stimolare il rinnovamento e il pensiero innovativo . Il pensiero resiliente o resilient thinking abbraccia l’apprendimento , la diversità e soprattutto la convinzione che gli esseri umani e la natura siano connessi in modo così forte, da dover essere considerati come un unico sistema socio-ecologico.
Nella nostra società globalizzata, praticamente non esistono ecosistemi che non siano stati modificati dall’uomo e non vi è, al contempo, nessun popolo esente dalla dipendenza dagli gli ecosistemi e dai servizi che forniscono. Questa evidenza rappresenta un problema, in quanto, noi stessi sembriamo aver scollegato il legame con la natura e dimenticato che le nostre economie e la società sono sostanzialmente integrate con il pianeta e gli ecosistemi che sostengono la vita e che ci forniscono un clima ospitale, pulito, acqua, cibo, fibre e numerosi altri beni e servizi.
Nel 2005 il rapporto UN Millennium Ecosystem Assesment (MAE) ha evidenziato come la rapida crescita delle esigenze umane per cibo, acqua dolce, legname, fibre e combustibili abbia modificato gli ecosistemi della Terra più velocemente e più ampiamente negli ultimi 50 anni che mai prima. Il rapporto ha dimostrato che circa il 60 per cento dei servizi ecosistemici a sostegno del benessere umano sono degradati o utilizzati in modo non sostenibile.
Il MAE ha rappresentato un passo decisivo verso una migliore comprensione del rapporto tra il progresso umano, lo sviluppo economico e la governance degli ecosistemi di tutto il mondo. Esso ha contribuito, inoltre, a chiarire che le persone e le società sono parti non separabili di una realtà, ossia, di ciò che chiamiamo biosfera (il sistema ecologico globale che abbraccia tutti gli esseri viventi sulla terra e nell’atmosfera).
Da queste analisi, ricerche, considerazioni, deriva l’importanza di estendere la nozione economica di valore finanziario fino ad includere natura, beni e servizi. Quindi un approccio scientifico rilevante per evidenziare con analisi i sistemi intrecciati (esseri umani e natura) attraverso il concetto della resilienza, non dev’essere utilizzato soltanto come un quadro per la ricerca, ma dev’essere anche applicato nella pratica. La poca resilienza, o, meglio, la diminuita resilienza, è pensata come una caratteristica negativa, dato che tende a creare ecosistemi poveri di biodiversità, che sono maggiormente vulnerabili al cambiamento e che generano un minor numero di servizi ecosistemici per la società umana.
Una maggiore conoscenza di come possiamo rafforzare una “resilienza desiderabile” sia nella società che nella natura, o meglio, nell’interconnesso sistema socio-ecologico, sta diventando fondamentale quando ci riferiamo al cambiamento climatico e ad altri impatti sull’ambiente.
Pensiero Resiliente
La teoria scientifica sostiene che il nocciolo del problema in materia di resilienza sia la mancanza di riconoscimento della interconnessione dinamica fra gli ecosistemi e i sistemi sociali. Tale mancato riconoscimento è alla base di gravi problemi nella gestione delle risorse naturali.
Osservando questo problema da un punto di vista economico finanziario, possiamo dire che il mondo, a causa di una scorretta gestione delle risorse naturali, sta perdendo una stratosferica quantità di denaro. Ad esempio dalla scomparsa dei servizi ecosistemici legati alle foreste si stima un costo pari a 2,5 miliardi di dollari/anno, cifre che fanno impallidire l’ultima crisi bancaria del 2008. Lo studio TEEB (The Economics of Ecosystems and Biodiversity )ha contribuito ad imporre la gestione della biodiversità come uno dei temi rilevanti della politica, mettendo in mostra l’enorme valore economico delle foreste, dell’acqua dolce, dei terreni, delle barriere coralline, per citarne solo alcuni.
Stime ci mostrano che gli impatti ambientali negativi delle maggiori 3000 società quotate al mondo, sono pari a circa 2,2 miliardi di dollari l’anno.
Busineness e Resilienza
Un esempio di una migliore integrazione degli ecosistemi e dei loro servizi per le operations delle imprese è la Ecosystem Corporate Services Review (ESR), un modello sviluppato dalla collaborazione fra il World Resources Institute (WRI) e altri studiosi. Un modello, declinato in cinque fasi e orientato a manager aziendali, che mira a sviluppare in modo proattivo strategie per la gestione dei rischi e delle opportunità aziendali derivanti dalla propria dipendenza e dall’impatto sugli ecosistemi.
La sfida che abbiamo di fronte è quella di utilizzare questa innovativa capacità di ricollegare noi stessi con la biosfera per rimanere entro i limiti di sicurezza del pianeta (Planetary Boundaries), al fine di salvaguardare il corretto sviluppo umano nel lungo termine.
E’ tempo di introdurre innovazioni sensibili ai legami fondamentali tra la componente sociale ed ecologica dei sistemi. Il mondo delle imprese e la società civile iniziano oggi ad incorporare questo tipo di messaggio e hanno iniziato a produrre un numero consistente di idee per compiere la transizione verso traiettorie di sviluppo più sostenibili (urbanistica verde, energie rinnovabili, agricoltura agroecologica, sistemi di pesca rispettosi degli ecosistemi, etc..).
Il settore privato, come ben sappiamo, è, per molti aspetti, uno dei principali fornitori di pensiero innovativo ed è quindi fondamentale. Le aziende possono fare una grande differenza e sono crescenti i movimenti e le organizzazioni che raccolgono imprenditori con nuove idee che vogliono sia contribuire alla creazione di una società sostenibile, sia costruire aziende che basano il loro sviluppo su strategie di sostenibilità proattive.